Su City Sport il bilancio del 2015 nelle parole del Presidente D’Ambrosi

Data:
23 Dicembre 2015

Su City Sport il bilancio del 2015 nelle parole del Presidente D’Ambrosi

Su City Sport il bilancio del 2015 nelle parole del Presidente D'Ambrosi

City Sport, nell’ultimo numero del 2015 in edicola da lunedì 21 dicembre, dedica ancora una volta grande spazio al canottaggio, con un’intervista/consuntivo del 2015 al Presidente del Comitato Regionale Massimiliano D’Ambrosi. Riportiamo di seguito il botta e risposta tratto dalle colonne del settimanale sportivo giuliano.

Si chiude il 2015: quale consuntivo?
Il bilancio non può che essere positivo. Il 2015 è iniziato con un grandissimo appuntamento organizzato dal Comitato Regionale, ovvero il Campionato Italiano di Indoor Rowing a Montedoro; abbiamo dimostrato come il canottaggio può diventare un evento estremamente spettacolare e di richiamo per il grande pubblico, quando forma e location sono quelle giuste. A seguire piace ricordare gli ottimi risultati della rappresentativa del Friuli Venezia Giulia, ma ritengo che sia giusto dare il corretto spazio alle Società: 16 atleti in Maglia Azzurra nel corso della stagione non sono risultato da poco, per una Regione che rappresenta il 5% dei Club italiani. In tutto questo la parte del leone l’ha fatta certamente il Saturnia, che ha conquistato la Coppa Montù, un po’ lo “scudetto” del canottaggio, risultando primo fra tutti i sodalizi italiani. Meritevoli di citazione anche il CMM “Nazario Sauro”, in particolare con una forte squadra femminile sia in campo nazionale che internazionale, la Pullino, che è salita sul podio (terza) tra le Società italiane per i risultati con gli under14 ed infine la Timavo, che ha portato a casa importanti vittorie agli Italiani. Tutto questo solo per citare le punte dell’iceberg, di un’attività davvero intensa, che ha vista la disputa in Regione di più di una gara al mese di media. Non vorrei scordare infine il supporto alle Società, sfociato con la consegna ad inizio anno di 12 imbarcazioni per l’attività giovanile, acquistate con il sostegno di Fondazione CRTrieste e BCC di Staranzano e Villesse e dedicate tutte al compianto Emilio Felluga.

Qual è la soddisfazione più grande di quest’anno?
Le soddisfazioni sono state numerose, ma vorrei qui ricordare la vittoria con l’otto cadetti al Meeting Nazionale Giovanile di Genova con la nostra rappresentativa regionale, con un equipaggio nato quasi casualmente e poi ben coltivato e preparato dalla nostra Commissione Tecnica; poi, il successo, secondo consecutivo, all’Incontro Esagonale Internazionale Giovanile a Maribor, con una squadra Friuli Venezia Giulia allargata a ben 8 Società rappresentate; ed il secondo posto al Trofeo delle Regioni di Ravenna, dietro la Lombardia, che vanta Club ed atleti nemmeno lontanamente paragonabili ai nostri.

E il rammarico, se c’è?
Beh, di essere arrivati secondi invece che primi…Scherzi a parte, grossi rammarichi non ce ne sono, sarebbe ipocrita pensare che si sarebbe potuto fare di più. Certo, qualcosa che non è andato per il verso giusto c’è stato ma non sono cose da ricordare. Tutto ormai è superato positivamente.

Obiettivi principali per il 2016?
“Riconfermarsi, e non sarà facile. Inizieremo anche il 2016 con un appuntamento molto importante: il 30 gennaio, in collaborazione con la Consulta Disabili del Friuli Venezia Giulia, organizzeremo un Convegno dal titolo “Sport e Disabilità”, che si inserisce all’interno del corso per allenatori di ParaRowing avviato la scorsa estate e che ha visto un nostro giovane tecnico effettuare degli stage formativi con la Nazionale. Ci piacerebbe inoltre dare ancora più spazio alla nostra rappresentativa, portando i ragazzi a gareggiare in qualche importante regata all’estero.

Ci sono norme sempre più stringenti per la rendicontazione delle spese federali, senza parlare del budget nazionale sempre più ridotto. Questo limita la vostra attività o il Friuli Venezia Giulia rimane comunque una regione virtuosa anche in questo?
Toccando ferro, in Friuli Venezia Giulia e a Trieste in particolare esiste una cultura sportiva difficilmente riscontrabile in altre parti d’Italia e le istituzioni, dalla Regione ai Comuni, riconoscono volentieri anche il ruolo sociale che le Società svolgono, non mancando di fornire il proprio sostegno economico a fronte dell’impegno, della serietà e dei risultati ottenuti. Per il resto, purtroppo, chi fa le leggi si scorda troppo spesso che la Società media italiana, e non mi riferisco solo al canottaggio né tantomeno ai Club professionistici che dispongono di impianto, introiti da sponsor o tv e strutture organizzative stipendiate, è costituita da volontari che rubano il proprio tempo al lavoro ed alla famiglia per il bene degli atleti, a loro volta sbattutti tra sport e lavoro, scuola od università, con impianti spesso vetusti e/o condivisi con altre realtà. Negli ultimi anni i dirigenti hanno dovuto reinventarsi esperti di settore in vari campi per riuscire a barcamenarsi nella giungla di nuove leggi che hanno burocratizzato lo sport e provocato l’allontanamento di chi è spaventato dalla spada di Damocle di responsabilità addirittura penali.

Gli sport individuali a Trieste ottengono quasi sempre buoni risultati, quelli di squadra, invece, anche a livello economico, molto spesso arrancano: perché?
“Bella domanda. Forse la stessa cultura sportiva può essere una causa. Quante sono, cioè, le Società triestine, negli sport di squadra, che militano nei rispettivi campionati di prima o massimo seconda serie? Probabilmente un numero difficilmente riscontrabile in altri capoluoghi italiani. Ed è ovvio che quando al tavolo ci si siede in tanti e la torta è sempre quella o sempre più piccola, non è semplice per nessuno trovare lo sponsor che ti risolva i problemi. E da un certo punto di vista posso capire anche certe grandi Aziende locali che preferiscono non farsi coinvolgere, perché se sostengo tizio che fa la serie B di quello sport, viene caio e mi dice che devo sostenere anche lui che invece è in serie D ma lo sport è più importante. La forza delle cosiddette discipline minori è forse quella di avere alle spalle delle famiglie e dei soci, che, nonostante la crisi, ben volentieri partecipano ogni tanto alle spese, perché vanno a favore dei propri figli, parenti, amici o comunque di chi si conosce e non di giocatori professionisti che vengono da chissà dove, stanno qui un anno e poi se ne vanno.

Il sogno per questo suo mandato da presidente…
Devo essere onesto, credo che abbiamo raggiunto davvero il massimo in questi anni e quindi, a meno di voler dire cose irrealizzabili, ribadisco che sarebbe sufficiente riuscire a riconfermarsi per passare un’altra annata positiva. Poi se proprio devo dire un sogno, che sia con la nostra squadra attuale o con qualcun altro, mi farebbe davvero piacere che il Comitato Regionale continui con questa politica propositiva, dinamica e per certi aspetti innovativa, iniziata con il precedente mandato.

Articolo sul City Sport di lunedì 21 dicembre 2015

Ultimo aggiornamento

23 Dicembre 2015, 11:56

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