Le impressioni di Daniele Zangla sulla Conferenza di Trieste

Data:
22 Dicembre 2010

Le impressioni di Daniele Zangla sulla Conferenza di Trieste

Le impressioni di Daniele Zangla sulla Conferenza di Trieste

Continuiamo con la pubblicazione dei commenti sulla Conferenza “Canottaggio e Scuola in Europa” che si è tenuta a Trieste gli scorsi 10 e 11 dicembre. Oggi è il turno di Daniele Zangla:

E’ passato qualche giorno dalla conferenza organizzata dal Comitato Regionale del Friuli Venezia Giulia ed è con piacere che scrivo queste brevi impressioni. Sono veramente soddisfatto per l’esperienza e per questo motivo, innanzi tutto, devo ringraziare il Presidente Dario Crozzoli per l’opportunità. Un merito a parte va dato anche all’organizzazione, perfetta in tutto, con tanto di traduzione simultanea!

Il confronto internazionale mi ha soddisfatto (in verità alla seconda slide di Maurogiovanni predominava la despressione…), ascoltare la “fantascienza” australiana, e la storia molto simile degli inglesi, potrebbe abbattere noi italiani abituati a vivere di sport, e di valori che esso comporta per la crescita globale dell’individuo, remando contro corrente in un Paese che lascia gli intenti di legge (vedi le finalità della scuola primaria) solo belle parole scritte. In effetti mi risuona ancora, come un ritornello, la frase di Antonio Maurogiovanni “Serve un metodo. Serve per entrare nelle scuole, per avvicinare i giovani al canottaggio e per allargare la base. Serve un metodo per selezionare il talento. Serve un costante, forse ossessivo, controllo dei dati ottenuti”. Assomiglia molto ai discorsi che si sentivano nella nostra Federazione ai tempi in cui si vinceva tanto. Magari il metodo potrebbe non essere ancora praticabile nelle scuole, ma nei club certamente si. In una scuola (specie primaria) italiana orfana delle figure professionali per la crescita “psicomotoria nel rispetto del ritmi evolutivi” degli allievi, il CONI sta cercando di dare una mano, una grossa mano a suon di milioni di euro, 10 di preciso in questi ultimi due anni, per sopperire alle mancanze del sistema scolastico con il progetto dell’alfabetizzazione motoria.

Come sarebbe diversa invece la crescita globale della persona se invece la scuola affrontasse questo problema nel suo interno, e il CONI raccogliesse il testimone in una fase successiva tramite i club e le Federazioni. In Australia il comitato olimpico progetta anche (e verifica questo progetto) il reinserimento dell’atleta di alta qualificazione nel sistema economico-lavorativo e sociale. Anche la Croazia si pone il problema di un metodo che permetta di entrare nelle scuole, verificarne il prodotto finale e modificare i progetti per incrementare l’attuale e difficile, anche per loro, ingresso nelle scuole.

Il nostro progetto “Remare a scuola” è certamente un fiore all’occhiello se lo si paragona al deserto di 15 anni fa, ma quanto ha prodotto in termini di risultati? Il reclutamento delle migliori Società italiane non sembra avere sbocco in quel progetto, ma in meccanismi virtuosi innescati da dirigenti e allenatori direttamente con le scuole. Possiamo e dobbiamo migliorare, senza lamentarci delle altre Federazioni che riescono ad avere un dialogo privilegiato con le scuole, ma imitandone i metodi: progettazione di materiale idoneo allo sviluppo degi allievi con l’obiettivo di mezzi tali da non inaridire l’insegmaneto tecnico ai più giovani, tecnici specializzati nell’allenamento giovanile e corsi di aggiornamento a insegnanti e professori.

Ultimo aggiornamento

22 Dicembre 2010, 11:07

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